società

La migrazione degli italiani nei primi decenni dell’Unità (1861-1921)

gruppo classe 2H

Ciao a tutti, siamo la classe 2H e vogliamo parlarvi di un argomento molto importante: la migrazione. Ci focalizzeremo in particolare sulla migrazione italiana dal 1861 al 1920.

Quest’idea è nata dalla proposta del professor Roberto Di Criscienzo per il progetto di Educazione civica e alla cittadinanza. Per la sua realizzazione la classe è stata suddivisa in diversi gruppi che avevano differenti compiti: la creazione di grafici, la ricerca di dati, foto e di tutto ciò che ci sarebbe potuto essere utile per ottenere un elaborato ben sviluppato con fonti attendibili.

Per prima cosa saranno esposti i dati sulla situazione economica e sociale italiana nei decenni successivi all’Unificazione italiana, per poi cercare di capire anche i motivi che hanno portato molti italiani a lasciare la propria patria.

Introduzione

Nei primi anni dopo l’unificazione dell’Italia il PIL (Prodotto Interno Lordo) era paragonabile alla media dei 42 Stati africani più “ricchi” di oggi; al tempo l’aspettativa di vita era di circa 30 anni e un bambino su tre non superava l’anno di età; quattro italiani su cinque erano analfabeti e il 40% della popolazione era in una situazione di povertà assoluta.

L’emigrazione italiana della fine Ottocento interessò più di 5 milioni di persone. La maggior parte della popolazione, che proveniva dal Nord, scelse come principali mete Italia, l’Oceania e l’America. Ma perché furono costretti a spostarsi? Si può dire che la forte crisi economica che aveva interessato l’Europa al tempo fu una delle principali cause. Perciò 5 milioni di italiani si videro costretti a spostarsi, 5000 tra essi emigrarono negli Stati Uniti, sperando di trovare una vita migliore. L’80% veniva dal Sud Italia, all’epoca molto arretrato nell’agricoltura, nell’industria e nell’economia.

Le persone che approdavano negli Stati Uniti sbarcavano molto spesso a New York City, sull’isola di Ellis Island. Qui venivano sottoposti a numerosi controlli di natura sanitaria, principalmente per assicurarsi che non portassero malattie infettive (come il tracoma) e in quel caso restavano in quarantena oppure, nei casi più critici, venivano rimpatriati (la visita medica ne eliminava circa il 15%). Gli altri invece potevano entrare negli Stati Uniti. Quando arrivavano a destinazione venivano spesso accolti in ospedali, orfanotrofi e scuole che offrivano assistenza gratuita a chi aveva bisogno.

Gli emigranti viaggiavano per giorni dentro vecchie navi eccessivamente affollate. Dal punto di vista igienico e sanitario, le condizioni del viaggio erano pessime e molti si ammalavano o addirittura morivano per malattie come il colera.

A New York, gli italiani si concentravano nel quartiere di Little Italy, a Manhattan, dove vivevano in ambienti malsani con scarse condizioni igieniche. I lavori che facevano erano pochi e i guadagni non erano elevati: lavoravano nelle miniere, nelle botteghe e nella costruzione di ferrovie e grandi lavori edilizi. Successivamente ci furono assunzioni di donne nelle industrie tessili, nelle manifatture di tabacchi e nella confezione di abiti.

Oggi, negli Stati Uniti, gli italo-americani sono circa 6 milioni, quindi approssimativamente il 6% della popolazione statunitense. Molti di loro vivono in città, lavorano e guadagnano bene. Alcuni hanno raggiunto i vertici della società, insegnando nelle università e ricoprendo incarichi prestigiosi.

Cause dell’emigrazione italiana (1861-1921)

Molti fattori furono determinanti per la nascita di quei movimenti di massa che caratterizzarono tutto il XIX secolo e l’inizio del XX secolo: la crescita demografica, in particolare nelle zone rurali; il progressivo aumento della produttività agricola; la disoccupazione o il non essere sufficientemente pagati; la rivoluzione industriale, seguita dal progresso delle vie di comunicazione; e, infine, l’affermarsi di politiche che favorirono l’emigrazione.

L’emigrazione interessò prima i Paesi dell’Europa nord-occidentale, e poi, tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo, quelli dell’Europa meridionale e orientale.

Motivi principali della migrazione

• La crescita demografica è considerata uno delle cause principali dell’emigrazione italiana: infatti, causò una decina di milioni di emigrati;
• Altri fenomeni che hanno determinato questo flusso migratorio furono le trasformazioni che investirono l’economia dell’epoca, ossia la Rivoluzione agricola e la Rivoluzione industriale. Tutte queste trasformazioni causarono un notevole aumento della produttività del lavoro agricolo, che, insieme alla crescita della popolazione, ebbe come conseguenza l’abbassamento dei salari, la suddivisione delle proprietà, l’impoverimento dei piccoli proprietari; e, infine, una notevole crescita delle famiglie senza terra, che provocò un significativo incremento dei flussi migratori. I contadini emigranti, non avendo più terre da coltivare, furono attratti da paesi come il Canada, gli Stati Uniti e l’Argentina, che abbondavano di terre da coltivare;
• Ci fu inoltre in Italia una crisi agricola e coloro che ne erano stati vittime, non potendo più vivere in maniera dignitosa, manifestarono la volontà di uscire da questo stato di miseria e di degrado in cui erano rimasti prigionieri. Ed ecco che, prima timidamente e poi con un ritmo sempre crescente, cominciò a prendere vita quel fenomeno dell’emigrazione caratteristico dell’Italia della seconda metà dell’Ottocento e dei primi decenni del Novecento;
• Un’altra causa fu l’arretratezza dell’industria italiana, soprattutto a causa della mancanza di quegli elementi considerati indispensabili allo sviluppo ed al benessere delle industrie, quali materie prime (specie carbone) e risorse energetiche;
• Oltre allo sviluppo agricolo e industriale, anche il progresso delle vie di comunicazione fu un fenomeno determinante per l’aumento dei flussi migratori. Lo sviluppo tecnologico venne applicato ai sistemi di comunicazione ed ebbe come effetto la riduzione della durata e dei tempi di navigazione, favorendo così la crescita del trasporto marittimo, che trasportava passeggeri e merci;
• Un ultimo fattore è rappresentato dall’affermazione di quelle politiche che gradualmente abolirono tutte le restrizioni poste all’emigrazione. Anche nei Paesi di destinazione furono emanati importanti provvedimenti a favore dell’emigrazione, per esempio, negli Stati Uniti, si ebbe lo Homestead Act del 1862, con il quale si concedeva terra ai capifamiglia di almeno 21 anni di età, con il solo impegno di coltivarla e di diventare cittadini statunitensi. In Argentina, invece, fu attuata una politica che incoraggia a pieno l’immigrazione.

Paesi di destinazione

Dal 1876 al 1900, 2.628.206 italiani emigrarono verso paesi europei. Le destinazioni principali sono state Francia, Svizzera, Germania e Austria.

Negli stessi anni, circa 2.629.705 italiani sono emigrati verso paesi transoceanici, soprattutto Stati Uniti, Argentina e Brasile.

Dal 1901 al 1913, 3.404.247 persone da tutta Italia sono emigrate verso i medesimi paesi europei degli anni precedenti.

4.740.331 italiani sono partiti, invece, verso i paesi transoceanici.

Dal 1914 al 1918, “solo” 451.448 italiani si sono diretti verso paesi europei. Mentre 390.894 hanno deciso di emigrare verso paesi transoceanici.

Motivi della scelta della destinazione

Per quanto riguarda l’Europa:

• Francia: geograficamente è uno dei paesi più vicini e raggiungibili e quindi ci si poteva ricongiungere più facilmente con la propria famiglia. Inoltre la Francia possedeva un’economia più sviluppata rispetto a quella italiana.

• Germania: per chi voleva trovare lavoro, era un paese vicino geograficamente, e gli italiani che emigravano partivano con la speranza che fosse una situazione temporanea per poi tornare subito in Italia.

• Svizzera: oltre a essere vicina, aveva una buona condizione economica.

• Austria: gli italiani, perlopiù provenienti dalle regioni settentrionali, si spostarono in questo paese soprattutto per ragioni economiche.

Per quanto riguarda l’America del Sud:

• Argentina: questo paese cercava di espandere la propria agricoltura con la creazione di colonie agricole: gli italiani che partirono erano inizialmente organizzati in piccoli gruppi composti soprattutto da agricoltori.

• Brasile: l’economia del paese si stava sviluppando velocemente ed era molto ricca.
Per quanto riguarda il Nord America:

• Stati Uniti: offrivano una speranza di una vita migliore e la possibilità di trovare lavoro retribuito meglio.

Il razzismo contro gli italiani

[…] Giunti al porto viene la sanità, si passa visita dopo la visita bagagli, e poi con un vaporino ci trasportano.
Noi due ci mettono da una parte, ci fano tante interogazioni: se abiamo denari, quanti ne abiamo, di dove veniamo, dove andiamo, qual è la nostra professione se siamo sicuri di trovar lavoro se abiamo amici al punto destinato, da chi siamo statti inviati ecc.
Con tutte queste interogazioni ci sembrava essere come davanti ad un giudice che destina la sentenza ad un’acusato e noi s’incominciava a fare dei pensieri di dover quasi ritornare indietro che già avrebbe mancato altro dopo quel lungo viaggio e dopo averne passate di ogni colore. […]

Così scrive un trentino che alla fine del 1800 si imbarcò insieme ad un amico su un battello a vapore inglese alla volta di New York.

In queste righe possiamo notare come i due si sentono quasi guardati dall’alto verso il basso e non ben accetti. Questa è solo una piccola frazione dell’odio discriminatorio e del razzismo che gli italiani hanno subito nelle terre ospitanti; stesso comportamento con cui, ancora oggi, alcuni italiani trattano i migranti attuali.

WOP (without papers), ossia senza documenti, Spaghettifresser, cioè divoratori di spaghetti, Mafia Mann, mafioso, Babis, rospi.

Nel 1900 circa (ma anche prima) un italiano negli Stati Uniti veniva chiamato Dago, dalla parola inglese dagger, coltello: criminale attacabrighe.

Negli stessi anni, in Francia, la popolazione locale che aveva origini o veniva dall’Italia, veniva chiamata crispy, da grispi, ladro.
E ancora, in Brasile, si veniva chiamati colono burro ovvero “contadino asino”. Ciò veniva associato a persone ignoranti, povere e rozze.

Ma spostiamoci ancora più lontano dall’Italia: in Australia, gli italiani venivano chiamati Wog, che tradotto letteralmente significa “virus”, oppure Ding riferito al dingo, un cane selvatico.

Questi sono solo alcuni dei nomignoli dispregiativi con cui gli italiani erano e sono tuttora designati all’estero. Secondo alcune ricerche di Wikipedia (italiana e inglese) e del giornalista Gian Antonio Stella, i termini dispregiativi usati nel mondo verso noi italiani sono circa 52, diffusi in 17 nazioni del mondo.
Questi dispregiativi erano dati in base a diverse abitudini e tradizioni italiane. Vediamone alcuni.

Alimentazione
In questa tipologia di dispregiativi troviamo quelli riferiti alle tradizioni e abitudini alimentari. Per esempio Spaghettifresser e Makaroniarz (mangia pasta) erano rispettivamente usati in Germania e Polonia per indicare gli italiani, “famosi” mangiatori di pasta.

Negli Stati Uniti venivano inoltre usati termini come Mozzarellanigger (negri mangia mozzarella) e Chianti (ubriacone).

Modo di parlare

Rital era un nomignolo utilizzato in Francia, che si può tradurre con “Franco-italien”. Era una presa in giro sulla difficoltà degli italiani a pronunciare la “r” francese.

Negli USA si usava il termine Wop, dal napoletano guappo che significa bullo, prepotente camorrista. Questo dispregiativo era inoltre l’acronimo di “without papers/passport” (persona senza documenti/passaporto).

Comportamenti

Alcuni dei termini offensivi legati al comportamento degli italiani sono già stati menzionati all’inizio (Dago e crispy). Un altro nomignolo usato in tutto il mondo è mafia-man o mafiosi, legati al fatto che gli italiani furono accusati di aver portato la mafia nei paesi in cui emigravano.

Possiamo notare che questi nomignoli sono tutti derivati da particolarità che ci caratterizzano e ci distinguono dagli altri.

Prendiamo i termini dispregiativi legati alla nostra dieta: molti termini razzisti si basano proprio sugli alimenti. I tedeschi sono “mangia patate”, i cinesi sono “mangia riso”, e così via.

Concentriamoci ora sul modo di parlare: nel periodo dell’emigrazione italiana, si era derisi per il fatto di non riuscire a pronunciare la “r” francese, ma adesso noi facciamo la stessa cosa quando chiamiamo gli immigrati attuali “vu’ cumprà”.

Se prestiamo ancora più attenzione, possiamo notare come sia presente un meccanismo di fondo: gli italiani sono considerati rozzi, incivili e geneticamente inferiori e quindi destinati all’emarginazione e al disprezzo.

Ciò avviene perché il popolo “diverso”, l’invasore fa paura perché può sottrarre ricchezze, beni, lavoro a chi vive da tempo in un determinato luogo. Inoltre, la cultura dello straniero può mettere in crisi le abitudini e il modo di pensare della popolazione del paese ospitante, anche se in realtà non succede.
Noi ci sentiamo offesi quando veniamo classificati come spaghetti o mafia-men perché queste non sono solo parole, ma spesso possono portare a conseguenze peggiori.

Ecco perché dobbiamo stare attenti alle parole: gli italiani dovrebbero sapere quanto le parole possano pesare e cercare di trattare con rispetto le persone che ora sono nella situazione che hanno dovuto affrontare loro centinaia di anni fa.

Questo accadde perché, tra il 1861 e il 1985, partirono circa 30 milioni di italiani, verso destinazioni che gli potessero offrire condizioni di vita migliori. Tuttavia, come spesso avviene ancora al giorno d’oggi, gli italiani subirono molte discriminazioni dalle persone che vivevano nei paesi di destinazione. Persino persone di rango fermentavano dell’odio verso il nostro popolo; infatti il presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, venne intercettato mentre stava esprimendo i suoi pensieri riguardo gli italiani. “Non sono come noi. La differenza sta nell’odore diverso, nell’aspetto diverso, nel modo di agire diverso. Il guaio è che non si riesce a trovarne uno che sia onesto”.

L’affermazione pronunciata da Nixon riassume in poche parole quello che molto spesso succede nella società attuale, ovvero il generalizzare un popolo senza averlo prima conosciuto e capito a fondo.
Questi pregiudizi erano però confermati anche da paesi Europei, come Francia, Germania, Svizzera e Belgio. Ciò accadeva poiché la metà degli italiani che partiva, era clandestino, senza lavoro.

Ma gli italiani, non solo erano soggetti a certe emarginazioni, bensì anche in ambito lavorativo avevano delle restrizioni. Essi venivano spesso sfruttati e costretti a svolgere lavori in condizioni precarie, disumane e che mettevano a rischio le loro vite.

I cartelli dispregiativi affissi fuori alcuni locali svizzeri, belgi e tedeschi furono poi il pezzo mancante per completare il quadro di questo lungo periodo di disprezzo e odio verso gli italiani. Un esempio di questi cartelli è raffigurato nell’immagine a destra, dove si possono osservare due cartelli, uno scritto in italiano e uno in tedesco, sui quali c’è scritto che l’accesso a quel locale era proibito agli italiani.

Una delle città americane con il maggior numero di emigrati italiani era New Orleans.

Alcuni di essi facevano parte di organizzazioni mafiose e, per questo motivo, si pensava che tutti gli italiani fossero criminali, tanto che il sindaco Joseph Shakespeare definì i siciliani gli «individui più abietti, più pigri, più depravati, più violenti e più indegni».

A causa di questi pregiudizi, spesso venivano discriminati e incolpati per dei crimini che non avevano mai commesso.

Ne è l’esempio l’esecuzione di 11 italiani accusati di essere i mandanti dell’omicidio di David Hennesy.
David Hennesy era il capo della polizia locale e dichiarò di voler testimoniare a favore della famiglia Provenzano, con cui probabilmente era corrotto, mettendosi dunque contro la famiglia Matranga, dedita ad attività criminali nella città.

Per questo motivo David fu ucciso e immediatamente la stampa e l’opinione pubblica ritennero colpevole la mafia italiana.

Furono arrestati 19 italiani, alcuni con precedenti mentre altri estranei alle attività criminali.
Otto di loro furono subito assolti, ma gli altri 11 vennero trattenuti e infine impiccati a dei lampioni. Alcuni corpi furono esposti in una stanza aperta al pubblico, per fare in modo che tutti li vedessero.

Questa vignetta pubblicata da The Mascot nel settembre del 1880 è un altro esempio di odio verso la “razza italiana”: la prima didascalia definisce gli italiani “un fastidio per i pedoni”; la seconda mostra con disprezzo gli alloggi in cui dormivano; la terza ritrae degli italiani che si accoltellano, definendolo “un piacevole passatempo pomeridiano”; la quarta suggerisce di annegarli calandoli con una curricula in mare; mentre l’ultima mostra come arrestarli, paragonandoli a dei cani catturati dall’accalappiacani.

Immagini storiche e commento

Emigranti a Ellis Island attendono il traghetto per raggiungere New York, circa 1900

Questa immagine mostra degli emigranti italiani in fila che aspettano l’arrivo del traghetto per poter raggiungere New York. Prima di arrivare a destinazione, infatti, gli emigranti italiani dovevano essere sottoposti a numerosi controlli che miravano alla selezione di solamente alcuni di essi; gli altri, che invece non avevano superato i controlli, venivano rimandati. Spesso, molti italiani subivano umiliazioni in America da parte dei loro supervisori.

Le espressioni di queste persone nella foto sono le conseguenze di un viaggio interminabile e delle condizioni pietose in cui si erano trovati durante la navigazione.

Molte sono anche le testimonianze che affermano che non tutti gli italiani riuscirono a superare il viaggio. Infine portavano semplicemente un bagaglio, spesso anche solo un fagotto.

Bambini italiani impiegati nelle miniere, Pennsylvania, USA

In questa immagine sono raffigurati i bambini italiani che durante il periodo dell’emigrazione, sono stati costretti a lavorare nelle miniere. Molto spesso infatti, i bambini venivano consegnati ad alcuni “conoscenti” della famiglia per farli lavorare da soli all’estero, in luoghi nuovi, ma soprattutto sconosciuti da loro.

Nell’immagine si può osservare che i bambini indossano abiti rovinati, consumati dalla fatica del loro lavoro, probabilmente gli unici che possedevano; sembrano diffidenti e i loro volti sono ricoperti di polvere delle miniere.

Il lavoro nelle miniere era uno dei mestieri meno preferiti dalla popolazione, ritenuto spesso troppo impegnativo; perciò i bambini si vedevano costretti a svolgere questo lavoro per potersi assicurare una paga immediata da spedire poi in Italia alla propria famiglia.

Famiglia di italiani cerca un bagaglio smarrito a Ellis Island, 1905

Quest’immagine rappresenta una famiglia italiana ad Ellis Island alla ricerca di un bagaglio smarrito. La madre deve prendersi cura dei tre figli, anche il bambino deve aiutare la madre a badare alle due sorelle più piccole. Nella foto possiamo vedere i volti stanchi ed esausti, reduci di un lungo viaggio. Il bambino porta sulla schiena un bagaglio pesante, si intuisce dal fatto che è piegato in avanti per sostenere il peso.

Inoltre, la singolarità di questa foto è data dal fatto che il fotografo di questo ritratto di famiglia, Lewis Hine, si recò di proposito a Ellis Island per immortalare gli immigrati che raggiungevano l’America. La sua intenzione era quella di fotografare gli immigrati come persone dignitose, per smentire ciò che affermava la stampa a quei tempi sugli italiani.

Famiglia modenesi in Cile nel 1910

Da questa foto scattata nel 1910, si può dedurre che la famiglia fosse molto numerosa, come d’altronde era normale a quei tempi. Questa famiglia, proveniente da Modena, come molte altre, è emigrata in Cile. Gli Stati Uniti non erano infatti l’unica meta, anzi, nell’anno a cui risale la foto (1910) molti migranti italiani, oltre agli U.S.A e al Canada erano diretti in Francia, Svizzera e Germania.

Nave di migranti italiana in Brasile nel 1907

Nell’immagine vediamo una nave carica di migranti italiani arrivata al porto di Santos, in Brasile, città vicino a San Paolo, sulla costa dell’Oceano Atlantico. Come possiamo evincere dalla foto, si viaggiava in condizioni pericolose, molta gente concentrata in un piccolo spazio per un lungo periodo (i viaggi duravano anche un mese). All’arrivo notiamo persone arrampicate sull’albero della nave e sulle corde. I viaggi erano molto duri e impegnativi.

The Unrestricted Dumping Ground, 1903

Questa vignetta intitolata “The Unrestricted Dumping Ground” mostra l’America, rappresentata da Uncle Sam, che accoglie gli italiani. Questi ultimi vengono raffigurati come topi e osservando attentamente il disegno si può notare che indossano dei cappelli aventi diverse scritte offensive nei loro confronti, quali Mafia, Socialismo, Anarchia e Assassini. La vignetta fa quindi vedere che gli italiani non sono affidabili, ma persone disposte a tutto, pur di ottenere ciò che vogliono.

Richard Nixon, inoltre, nel 1973, allora Presidente degli Stati Uniti, pronunciò questa breve affermazione riguardo gli italiani: “Non sono come noi. La differenza sta nell’odore diverso, nell’aspetto diverso, nel modo di agire diverso. Il guaio è che non si riesce a trovarne uno che sia onesto”. La cosa sorprendente è il fatto che Nixon abbia mantenuto i pregiudizi sugli italiani fino a un tempo recente.

Grafici con commento

Prendendo singolarmente gli emigrati in e fuori Europa, quelli fuori dall’Europa, i numeri hanno una crescita più rilevante, con una variazione di circa 3 Ml di emigranti in più dal periodo 1861-1870.

Per quel che riguarda gli emigrati in Europa, essi hanno un trend crescente solo per quel che riguarda l’arco di tempo 1881-1910. La loro crescita non è però così accentuata: la loro variazione è difatti la metà (1,5 Ml) di quella della riga rossa.

La linea blu presenta anche delle decrescite meno evidenti tra il 1870 e il 1880 e più evidenti per quel che riguarda il picco del 1911-1920.

Dal grafico si può osservare che la popolazione italiana (linea rossa) è in continua crescita mentre gli emigranti (linea blu) hanno un andamento circa sempre lineare. Solo tra il 1990 e il 1910 si evidenzia un lieve incremento del flusso migratorio.

La popolazione rimane sempre sopra i 20 Ml e raggiunge nel 1920 i 40 milioni di abitanti (variazione del 100% vi è stato quindi un aumento di circa 20 milioni di abitanti dal 1861).

Gli emigranti rimangono invece sempre sotto i 10 milioni, con una variazione del 600% e perciò un aumento di 6 milioni di emigranti dal 1861 al 1910.

Dal grafico si può osservare l’andamento della popolazione italiana e della migrazione.

Complessivamente vi è un lieve calo tra il 1861 e il 1870, mentre dal 1871 vi è una crescita che porta ad un picco tra il 1891 e il 1920. Ciò vuol dire che dividendo gli emigranti per la popolazione italiana di quegli anni, essa è comunque aumentata (circa del 12% dal 1871 al 1910).

Per concludere possiamo dire che la maggior parte delle persone ha lasciato l’Italia per andare nei paesi oltreoceano, fuori dall’Europa.

Dal 1871 al 1880 la maggioranza degli italiani emigranti è partita in Francia, dal 1881 al 1890 il paese in cui andarono più italiani emigranti fu l’Argentina, dal 1891 al 1900 la maggior parte degli italiani emigranti andò in Brasile, dal 1901 al 1910 oltre due milioni di italiani partirono per gli Stati Uniti e il Canada, infine anche dal 1911 al 1920 come nel decennio precedente la maggior parte di italiani emigranti partirono per gli Stati Uniti e per il Canada.

Gli emigranti italiani che sono andati verso l’Europa hanno scelto per circa il 28% la Francia, circa il 21% la Svizzera, circa il 19% la Germania, circa il 17% l’Austria e circa un 15% ha scelto altri paesi Europei.
Mentre per quanto riguarda gli emigranti Italiani che hanno scelto dei Paesi Transoceanici circa il 55% è andato verso gli Stati Uniti d’America, circa il 23% verso il Brasile, circa il 16% in Argentina e circa il 6% in altri Paesi.

Vedendo i grafici, si nota che in Europa la divisione dei nostri connazionali emigrati è divisa in parti abbastanza simili tra Francia, Svizzera, Germania, Austria; diversa la situazione per i paesi Transoceanici, dove oltre il 50% è andato negli Stati Uniti d’America e delle piccole percentuali in Sudamerica.

Ciò avviene probabilmente perché nel periodo 1876-1918 gli Stati Uniti d’America erano il Paese che offriva ingresso a tutti, senza discriminazioni di razza, e l’unico limite era non avere problemi sanitari. Queste regole hanno aumentato il flusso migratorio verso i paesi con regole meno restrittive rispetto ad altri.

Fonti (bibliografia e sitografia)
[Tutti gli indirizzi web sono stati controllati il 31.01.2022]

Associazione Bellunesi nel Mondo, Gli italiani in Germania dalla fine dell’800 agli inizi del ‘900, https://www.bellunesinelmondo.it/gli-italiani-in-germania-dalla-fine-dell800-agli-inizi-del-900/

Elena Di Salvo, L’emigrazione di massa italiana fra Ottocento e Novecento: aspetti economici e sociali del caso piemontese, EyesReg, Vol. 11, N. 2, Marzo 2021, https://www.eyesreg.it/2021/lemigrazione-di-massa-italiana-fra-ottocento-e-novecento-aspetti-economici-e-sociali-del-caso-piemontese/

Pietro Pinna, Operai italiani in una regione di frontiera. Storia delle migrazioni italiane in Lorena (1890-1939), in Storicamente. Laboratorio di storia, 2009, https://storicamente.org/emigrazione-italiana-in-francia

Gianni Toniolo, La crescita economica italiana, 1861-2011, https://www.aranagenzia.it/attachments/article/5154/Crescita-economica-italiana-Toniolo.pdf

Focus, “Storia dell’emigrazione italiana” https://www.focus.it/cultura/storia/migranti-storia-emigrazione-italiana

Italicanet, “Scuse di New Orleans per il linciaggio di 11 immigrati italiani avvenuto nel 1891”
https://www.italicanet.com/community/biblioteca-italica/scuse-di-new-orleans-per-il-linciaggio-di-11-immigrati-italiani-avvenuto-nel-1891.kl

Jeda news, “Quando fuori dai locali scrivevano: “vietato l’ingresso ai cani e agli italiani”
https://www.jedanews.com/vietato-ingresso-cani-italiani/

Parolacce, “Spaghetti, mafia-man, carcamo: perché all’estero i negri siamo noi”,
https://www.parolacce.org/2011/04/20/spaghetti-mafia-man-carcamano-perch-allestero-i-negri-siamo-noi/

Ultimavoce, “Pregiudizi sugli Italiani: 20 insulti etnici che raccontano la nostra storia
https://www.ultimavoce.it/pregiudizi-sugli-italiani-20-insulti-etnici-che-raccontano-la-nostra-storia/

Wikipedia, voce “Brasile”, https://it.wikipedia.org/wiki/Brasile

Wikipedia, voce “Italo-argentini”, https://it.wikipedia.org/wiki/Italo-argentini

Wikipedia, voce “Italo-austriaci”, https://it.wikipedia.org/wiki/Italo-austriaci

Sito dedicato al libro L’orda. Quando gli albanesi eravamo noi di Gian Antonio Stella http://www.orda.it/rizzoli/stella/home.htm