società

Il bullismo non è la soluzione!

di Andrea Barbieri

LA PERSONIFICAZIONE DELL’IGNORANZA

Il Cyberbullismo e il bullismo tradizionale sono due argomenti di cui si sente parlare quotidianamente, ma dei quali poche persone riflettono attentamente o tentano di migliorare la situazione mediante le proprie riflessioni. È un fenomeno che persiste ormai da secoli, che probabilmente c’è sempre stato, anche quando l’uomo non era in grado di esprimerlo a parole. È la natura dell’essere umano dicono, giudicare e prendere in giro, ma in realtà è solamente l’ignoranza di una parte di esso. Sono due atti di violenza privi di empatia e sensibilità, i quali hanno forti ripercussioni sulla vite delle povere vittime. Il cyberbullismo è composto da azioni intimidatorie e aggressive compiute attraverso dispositivi elettronici, ma in realtà è molto più di tutto ciò. È la rappresentazione della codardia e ignoranza umana, dell’insensibilità che si sta espandendo nel mondo, della piccolezza di troppe persone, le quali invece che trasmettere amore e spensieratezza, riescono solo a diffondere odio e dolore. Sicuramente possiamo affermare che sia più facile commettere azioni di cyberbullismo che di bullismo tradizionale, poiché i “bulli” si nascondono dietro uno schermo, impossibilitati a ricevere una risposta diretta e vedere coi propri occhi, ciò che anche solo un commento può far provare ad una persona. Il fatto che tutto ciò può essere nascosto dietro ad un “anonimo”, rende il tutto molto più semplice e privo di sensi di colpa. Inoltre quest’ultimo ha una pericolosità maggiore, poiché la portata virale di ciò che viene detto, fatto o pubblicato, è nettamente superiore, e quindi, qualsiasi informazione può viaggiare in tutto il mondo nel giro di pochi secondi. Per quanto riguarda il bullismo “faccia a faccia”, presenta delle differenze abissali da quello in precedenza descritto. Infatti, in questo caso, il bullo, nonostante riesca a comprendere la sofferenza della vittima, percependone emozioni e reazioni, continua imperterrito per la propria direzione, la quale ha come scopo, la provocazione di dolore e sofferenza. Penso che quest’ultima tipologia, la quale è grave tanto quanto la prima, poiché le finalità e i risultati sono gli stessi, presenti anche una totale assenza di umanità da parte dell’artefice e dunque la ritengo molto più ripugnante. In sé, il vero problema di tutto ciò, è una complessiva mancanza di controllo ed educazione da parte dei genitori, i quali fin dall’età puerile, lasciano una libertà assoluta ai propri figli, che molte volte per un ragazzino è difficile da gestire. L’uso di apparecchi elettronici, per quanto sia un privilegio assai utile, che negli ultimi decenni si sta sempre più normalizzando e diffondendo, se non usufruito nel modo corretto, può diventare un’arma mortale.

GLI APPARENTEMENTE FORTI, MA DEBOLI DENTRO

Approfondiamo ora l’aspetto dell’antagonista di questa storia, il “bullo”. Penso che chiunque faccia stare male un altro individuo solamente per divertimento, sia indifendibile e senza alcuna scusante, ma mi piacerebbe analizzare meglio la sua figura, per scoprirne lati che magari tante persone non considerano. Credo che nessun essere umano nasca con il male nelle vene, con la voglia di far soffrire una persona, di vederla scomparire, smettere di sorridere, piangere per merito suo. Dunque, a parer mio, in quasi tutte le situazioni, il bullo è tormentato da un conflitto interiore che evidentemente non ha risolto. Che sia una situazione familiare disagiata, delle insicurezze, delle paure, un male interiore che non riesce a colmare, anche il bullo è una persona che sta soffrendo. Ciò ovviamente non giustifica le azioni da lui commesse, quali prive di sensibilità ed empatia, ma sono dell’idea che, per quanto sia facile e spontaneo condannare sempre l’artefice, non sia sempre del tutto corretto. Credo che prima di tutto bisognerebbe indagare, investigare sulla persona in questione e cercare prima di tutto di aiutarla, cosicché non debba far soffrire altri, per sentire il proprio dolore meno soffocante. Devo puntualizzare che questo pensiero non vale però in tutti i casi, infatti, per quanto mi dispiaccia ammetterlo, ci sono purtroppo tante, forse troppe, persone al mondo che bullizzano, solamente a scopo ludico, di divertimento, di soddisfazione personale. Al contrario di ciò che ho detto in precedenza, in questi casi, bisognerebbe dare una lezione a questi individui, che insegni loro ciò che si prova ad essere dall’altra parte, ma, per esperienza personale, viviamo in una società, nella quale questi comportamenti sadici non sono ancora puniti nei giusti modi, ma spesso vengono lasciati passare, non capendo che così questo fenomeno non si fermerà mai.

PERCORSO INTROSPETTIVO DELLE VITTIME

Passiamo ora a parlare della parte offesa, la vittima. Molte, troppe volte sento dire che se una persona viene bullizzata, è unicamente a causa alle sue azioni, e dunque, che se lo sia cercato. Rabbrividisco al solo pensiero che vi siano ancora persone che, nel duemilaventuno, hanno il coraggio di dire certe cose. Non mi capacito di come si possa pensare che un individuo voglia soffrire, ritrovarsi davanti allo specchio e non piacersi, non riuscire a camminare sereno per strada, impaurito dallo sguardo altrui, iniziare a scomparire per la paura di emergere e non essere accettato, solamente per il fatto di essere se stesso. Purtroppo so com’è la sensazione di sentirsi tutti gli occhi addosso, seppur nessuno ti stia guardando, di pensare che persone a dieci metri di distanza, stiano parlando male di te, e quindi sentire così la necessità di cambiare strada, di iniziare a scomparire solamente per essere accettato dagli altri. Tutte le persone che vengono, o sono state bullizzate, sono portatrici di una piccola frattura al cuore, che per quanto si voglia, non si riuscirà mai a riparare. La parte peggiore dell’essere delle vittime di bullismo, è non riuscire a capire perché gli altri ti trovino sbagliato, non degno di rispetto e sensibilità. Ma quando, toccando il fondo, arrivi a pensare che forse tutte le cattiverie accumulate te le meriti, allora ti arriva il pensiero che probabilmente sei veramente tu quello sbagliato. Ciò che mi fa più male, è che tutte le ragazze o ragazzi bullizzati, non vengono mai aiutati seriamente da chi sta loro attorno, sottovalutando il problema. Ovviamente non mi riferisco alla totalità dei casi, ma la maggior parte vengono lasciati allo sbaraglio senza un vero e stabile appoggio dove poter guarire le proprie cicatrici. La minimizzazione del problema è quello che fa soffrire più tutte le vittime, poiché molte volte, avere un passato pieno di violenze fisiche o verbali, lascia segni sulla pelle, nell’anima di una persona, come la depressione, l’ansia, l’insicurezza, i problemi alimentari e tanti altri che variano però da individuo ad individuo.

UN PUBBLICO MUTO, CIECO E INDIFFERENTE

Durante la maggior parte degli atti di cyberbullismo e bullismo tradizionale, il bullo cerca di attirare l’attenzione mediante il disprezzo della propria vittima, ma tutto ciò viene sentito e visto da un pubblico, il quale invece che intervenire, preferisce star fermo e guardare lo “spettacolo”. Devo ammettere che ogni volta che nei telegiornali o nei social mi imbatto in scene di violenza e vedo che ci sono persone vicine, che non fanno niente per aiutare l’impotente persona bullizzata, e che per di più registrano magari tutto l’accaduto, mi viene la pelle d’oca e mi si drizzano i peli. Probabilmente avrò io una visione contorta del mondo, ma personalmente qualsiasi scena di violenza scaturisce in me un forte dolore, tanto che molte volte non riesco neanche a guardare, proprio perché percepisco e assorbo tutta la sofferenza. Però sapere che esistono persone che di fronte a scene del genere, sono indifferenti e pensano solamente a loro stesse, mi fa veramente riflettere sul mondo in cui viviamo.

RICORDI POCO FELICI…

Ho qui riportato la testimonianza di un ragazzo, il quale non nomino per ovvie ragioni, che con grande forza e coraggio ha deciso di raccontare la sua esperienza diretta, cosicché i lettori possano comprendere fino in fondo cosa una vittima di bullismo prova realmente e tutte le ripercussioni che anche le parole possono avere.

Per quanto trovi difficile esternare le mie emozioni riguardanti il mio passato, e raccontare le mie vicende di bullismo, penso che sia importante parlarne il più possibile, così da riuscire una volta per tutte a lasciare andare questo nodo al cuore.
Tutto iniziò in prima elementare, quando, dopo la separazione dei miei genitori, iniziai ad ingrassare. Ricordo che in quel periodo sfogavo tutta la mia sofferenza nel cibo, sperando che mangiando avrei trovato sollievo al dolore che provavo dentro. Vedevo tutti i miei amici con una famiglia perfetta, nella quale prevaleva l’amore e la tranquillità, insomma, la classica famiglia del mulino bianco, mentre i miei genitori riuscivano a guardarsi a malapena. Andavo a scuola ogni giorno con un senso di tristezza stampato sul volto e con la segreta speranza che forse anch’io un giorno avrei potuto rivedere mia madre e mio padre di nuovo insieme felici. Data la mia grande timidezza, avevo difficoltà a legare con gli altri bambini, che lentamente iniziarono ad isolarmi. La solitudine che provavo quando alle coppie di un gioco, io rimanevo sempre solo, mi fece odiare l’ambiente scolastico. Come se non fosse abbastanza, i miei compagni di classe erano soliti a prendermi in giro quotidianamente per il mio aspetto fisico, per quei chili in più che loro ripugnavano. Ero solo un bambino, ma per paura di causare un altro peso ai miei genitori, stetti zitto e cercai di affrontare tutto da solo. Mi feci forza e andai avanti.
Quando finirono le elementari, pensai di essere finalmente uscito da un tunnel oscuro senza un punto di luce da dove fuggire, inconsapevole che mi si stavano aprendo le porte di un’ulteriore inferno, le medie. Iniziai il nuovo ordine di studi con la miglior grinta possibile, mi impegnai per apparire meno timido ed insicuro, soffocando così la mia natura, la mia persona. Cercai in tutti i modi di farmi accettare, di creare amicizie, che per me erano difficili da instaurare, ma ci provai con tutto me stesso e ce la feci. I primi periodi furono i migliori, vivevo in una serenità completamente nuova per me, ma che mi piaceva, mi faceva stare bene. I veri problemi iniziarono quando alcuni compagni di classe facevano delle battutine sul mio fisico o sul mio preferire amicizie femminili a quelle maschili. Quest’ultima fu una delle sofferenze più grandi che io abbia mai provato. Per ragioni sconosciute, facevo più facilmente amicizia con le ragazze che con i ragazzi, i quali non scaturivano in me una grande simpatia. Tutto ciò ovviamente suscitava scalpore, perché purtroppo, tutt’oggi l’amicizia tra maschio e femmina è ancora vista come un qualcosa di impossibile per natura. Quotidianamente ero vittima di continue prese in giro e domande con il solo scopo di ferirmi. Se ci ripenso, riesco ancora a sentire, nel giroscale della scuola, tutti gli sguardi sprezzanti puntati su di me o le risatine crudeli quando passavo per il corridoio. La parte peggiore però, arrivava durante la ricreazione, momento di svago, dove sfortunatamente non si viene controllati attentamente dai professori. Ricordo che molti ragazzi venivano in gruppo da me a deridermi o a chiedermi:”ma quanto pesi?”, “ma ti piacciono le donne?”. Ogni giorno tornavo a casa con un nodo al cuore, un dolore che facevo troppa fatica a sopportare. Mi ritiravo in camera mia, con la luce spenta e iniziavo a piangere con la testa sotto il cuscino, cosicché mia madre non mi potesse sentire.
Morivo dalla paura di raccontare a qualcuno ciò che mi stava succedendo, perché mi vergognavo troppo. Mi vergognavo di non essere in grado di rispondere a tono, mi soffocava l’ansia che se avessi detto a qualcuno ciò per cui i miei bulli mi deridevano, allora anche coloro di cui potevo fidarmi avrebbero iniziato a pensarlo. Nonostante ciò, trovai la forza dentro me stesso, e decisi che non potevo e non volevo più subire tutto quell’odio, perché ero semplicemente me stesso.
Ma sapete cosa successe la prima volta che mi ribellai?, oltre che verbalmente, venni aggredito anche fisicamente. La prima volta nella mia vita che avevo trovato il coraggio di farmi valere, mi arrivò un banco addosso, spintoni, e presi quasi fuoco a causa di un ragazzino che cercava, con un accendino, di dar fuoco alla mia felpa.
Ma la cosa più schifosa di tutto questo schifo, fu che tutto l’accaduto venne visto dalle mie professoresse, che però decisero di restare semplicemente a guardare, stando zitte e non esercitando la loro autorità per aiutarmi. Questo episodio mi segnò dentro, mi lasciò un graffio al cuore che tutt’oggi non si è del tutto cicatrizzato, però mi fece capire una cosa, che dovevo subire in silenzio se tenevo alla mia incolumità. Iniziai ad accettare che ero io quello sbagliato, che fosse giusto che quei bulletti se la prendessero con me, perché forse me lo meritavo, mi meritavo cioè di stare male. Avevo toccato il fondo e non sopportavo più le critiche continue che ogni giorno ricevevo. Seppur non facessi niente di male a nessuno, le persone erano sempre pronte a giudicarmi per il mio aspetto, il mio modo di vestire, o a fare supposizioni sulla mia sessualità, solamente perché preferivo passare del tempo con le donne invece che con gli uomini.
Tutto ciò. fortunatamente passò con l’inizio delle superiori. Ora posso ammettere di essere rinato, di aver ripreso finalmente la mia vita in mano, e soprattutto, di aver iniziato a godermela. Sono riuscito a fuggire da un ambiente che mi regalava solamente tanta tristezza e dolore, il quale non voleva rendermi felice e libero. Sono grato di questo drastico cambiamento avvenuto solamente tre anni fa, e per quanto possa valere, cercherò d’ora in poi di non pensare che la mia felicità dipenda dal mondo esterno, seppur i segni lasciati facciano ancora male. Infatti tutt’oggi non riesco ad essere completamente sereno, perché forse un posto nel mondo non l’ho ancora trovato.

IL BULLISMO NON DEVE ESSERE UN SEGRETO, PARLARNE È LA CHIAVE

Per quanto io sia l’ultima persona che possa darti consigli su come affrontare una situazione, grave e non, di bullismo, ci tengo a ricordarti che non sei da solo! Personalmente so quanto sia difficile parlarne con qualcuno, che sia un amico o un genitore, per la paura di sentirsi giudicati o derisi, però ti supplico veramente, qualora ti trovassi in una situazione difficile, di intervenire subito, prima che sia troppo tardi. Probabilmente penserai che raccontandolo ai tuoi cari, daresti loro troppa sofferenza e un’ulteriore problema a cui pensare. Ma potresti anche pensare che non dover affrontare tutto da solo potrebbe rendere il tutto molto più facile. Fidati!

Prendi coraggio e sfogati con qualcuno, vedrai che ti sentirai meglio. Non aver paura di esternare le tue emozioni e i tuoi timori, perché saranno gli stessi che prima o poi ti uccideranno. Per quanto io non ti conosca, so che sei una persona forte e che nonostante tutto il dolore che hai provato, riuscirai a stare bene un giorno, fidati che sarà così. Questo è solo un periodo passeggero, non durerà per sempre, ma credimi se ti dico di non fare lo stesso errore che feci io anni fa. Racconta sempre tutto quello che ti capita a chi ami, perché solo loro riusciranno a darti la forza per affrontare tutto ciò che stai passando.