interviste

Libero Grassi: un imprenditore coraggioso

Se ci uniamo e diciamo tutti no al pizzo, ce la faremo

Quattro giorni all’insegna della legalità. Questo il progetto che le classi 5B e 5G hanno scelto come gita per concludere la loro esperienza al Liceo Linguistico Sophie Scholl. Un viaggio stimolante e ricco di sorprese che ha entusiasmato tutti gli studenti che hanno calpestato i luoghi simbolo della lotta alla mafia, da via D’Amelio, a Capaci, e che hanno conosciuto le imprese locali che hanno detto no alla criminalità organizzata. Siamo partiti da Trento sul far del giorno e in alcune ore abbiamo raggiunto il capoluogo siciliano. Il bel tempo e il caldo ci hanno accolti all’arrivo, assieme allo spettacolo mozzafiato dell’atterraggio a un passo dal mare. Lì siamo stati accolti dalla guida di Addio Pizzo Travel, Veronica, e senza ulteriori indugi ci siamo spostati in centro e abbiamo fatto tappa alla sede dell’associazione per conoscere meglio la sua storia. La sede è un bene confiscato alla mafia: in passato era una raffineria di droga di massima sicurezza. Nessuno poteva entrare o uscire se non grazie ad una botola nel pavimento. Uno scenario difficile da immaginare, in contrasto con l’atmosfera solare e calda che quel luogo irradia oggi. E’ qui che ci è stata raccontata la storia di Libero Grassi, imprenditore siciliano di successo ucciso nel 1991. Con questa intervista immaginaria proviamo a conoscerlo.  

Signor Grassi, come stanno andando le cose in azienda?

“La SIGMA, la mia azienda che produce soprattutto pigiami, va molto bene. Li esportiamo anche all’estero sa? Ci siamo trasferiti qui a Brancaccio per aumentare la produzione: ci servivano spazi più grandi”.

La vediamo preoccupato, però: è per quella lettera che ha inviato al Giornale di Sicilia?

“In un certo senso. Le spiego meglio. Il “caro estorsore” di cui parlavo nella lettera bazzica questa zona da quando ho trasferito l’azienda. Prima si comportava da amico, mi dava consigli per non avere altri problemi. Io non ho mai voluto immischiarmi in quegli affari, non volevo pagare. E sono iniziate le intimidazioni e le minacce. Sto cercando supporto negli altri industriali, sono certo che la situazione è la stessa anche per loro. Se ci uniamo e diciamo tutti no al pizzo, facendo squadra, ci proteggeremo l’un l’altro”.

Signor Grassi, stanno trasmettendo ora la risposta del presidente di Confindustria: dice che la mafia non esiste, che Lei si è esposto solo per farsi pubblicità…

“Davvero dice questo? Avrà paura! Mi ascolti: la mia azienda lavora bene, esporto anche all’estero come le ho già detto, perché dovrei cercare ulteriore pubblicità? A Palermo mi conoscono. Non capisco proprio, tutti sanno cosa succede in città”.

Forse dovrebbe uscire dalla dimensione locale, forse dovrebbe raccontare la sua storia a tutt’Italia, cosa dice?

“Sa che ci stavo giusto pensando? C’è quel programma di Michele Santoro, Samarcanda… mi hanno invitato a parlare. In questo modo darei visibilità nazionale a quello che succede nella mia Sicilia”.

E’ un passo importante.

“Sì, lo è davvero. Ma anche se la mia città ora non è disposta a capire, qualcosa prima o poi dovrà accadere. Così non è più possibile andare avanti. Ci deve sempre essere qualcuno che inizia, che abbia il coraggio di partire per primo.”

Margherita Girardi