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Essere diplomatici a New York

di Océane Larcher, classe 3A

Mi chiamo Océane Larcher, ho 16 anni e vivo a Mezzomonte di Sotto, una piccola frazione nel comune di Folgaria; frequento la terza superiore e a marzo sono stata 10 giorni a New York, dove ho partecipato ad una simulazione diplomatica.

A seguito di un colloquio online, due mesi di lezioni e ore di studio, ho finalmente preso il volo per un’esperienza indimenticabile. Ho avuto l’onore di rappresentare la Bosnia Erzegovina nella commissione dell’UNCTAD, nelle vesti di delegato alle Nazioni Unite.

Tutto è iniziato quando lo scorso giugno ho scoperto casualmente di avere la possibilità di partecipare ad un particolare progetto e così, determinata a mettermi in gioco e lasciare la mia piccola quotidianità per vivere qualcosa di più grande, mi sono iscritta al colloquio di selezione, che per mia gioia ha avuto esito più che positivo. Dopo quasi sei mesi di pura curiosità e trepidazione, a fine dicembre ho iniziato il corso di formazione, che ha occupato i miei weekend fino a fine febbraio e altrettante ore di approfondimento e preparazione del materiale. Finalmente lunedì 14 marzo sono volata a New York City, che mi ha ospitata per ben dieci giorni.

Non credo, in quelle due settimane, di essere mai riuscita a realizzare al cento per cento quello che stavo vivendo e ancora oggi faccio fatica a rendermene conto, ma so per certo che messo piede fuori dall’aereo mi sono subito sentita a casa. I grattacieli, i famosi taxi gialli, la statua della libertà, gli innumerevoli semafori e gli americani con una tazza di caffè sempre a portata di mano, mi hanno accompagnata durante tutto il mio soggiorno e oggi mi mancano più di qualsiasi altra cosa.

Ma più surreale di tutto è stato passare quattro ore di fila in sede di commissione a discutere con gli altri delegati su possibili risoluzioni e poi, durante la pausa, correre per le strade di New York con un hamburger in mano, cercando di non macchiare il tailleur e di trattenere la voglia di togliere i tacchi per correre più veloce e non fare tardi.

Poter rappresentare un paese esattamente come avviene all’ONU, esprimere la mia opinione e la mia idea di risoluzione e votare, sempre rispettando il punto di vista del mio paese, mi hanno fatta sentire adulta, ma soprattutto importante. Ho capito quanto in realtà sia difficile trovare soluzioni concrete, che possano funzionare, durare nel tempo e mettere d’accordo tutti, ho capito quante questioni siano sottovalutate e quanto peso abbiano sulle nostre vite e sul nostro futuro.

Inutile dire che sono cresciuta molto grazie a quest’esperienza e non solo dal punto di vista conoscitivo, ma anche relazionale; sono potuta entrare in contatto con altre culture, ho imparato a convivere con ragazzi molto diversi da me, ma soprattutto, ho imparato il vero valore dell’amicizia, grazie a ragazzi meravigliosi, dal cuore d’oro, che mi hanno fatto vivere questa esperienza nel modo più spensierato e divertente possibile.

Ritrovare la vita di sempre è stata la cosa più traumatica di tutte; lasciare gli amici, il caffè, i palazzi tanto alti da farti venire male al collo a forza di guardarne la punta, i vestiti eleganti. Ma sono tornata con la consapevolezza e la soddisfazione di aver vissuto quei dieci giorni come in una specie di realtà sospesa, parallela alla mia vita, ma non proprio parte di essa.