creatività

L’erede di Kularra

Scrittura creativa nell’anno della pandemia

Fiaba per bambini di Ana Maria Rotaru – Illustrazione di Desirè Collosi

Molto tempo fa, in un paese lontano, abitava un bambino di nome Marcus, di 11 anni. Il paese era abitato da creature magiche e fatate di ogni tipo: elfi, gnomi, giganti, fate, animali magici, ma soprattutto maghi e streghe. Elfi, gnomi e giganti abitavano nelle foreste. I genitori di Marcus erano dotati di poteri magici, così come i suoi fratelli e sorelle. Marcus, però, era diverso, era nato senza alcun potere e questa cosa era molto strana lì, tutti avevano poteri magici.

Il ragazzo non aveva amici, era sempre escluso da tutti i suoi compagni di scuola perché privo di magia. Lo prendevano in giro solo perché era diverso. Nel villaggio girava una leggenda che diceva che al centro della foresta era imprigionata una creatura con le sembianze di una donna ma gli zoccoli e le corna di una cerva, la Dama Bianca, e chiunque l’avesse trovata e liberata la Dama lo avrebbe ricompensato con il suo più grande desiderio. Solo i più anziani credevano alla leggenda e a quei tempi ormai non ne parlava più nessuno.

Marcus prese una grande decisione e scelse di intraprendere questo pericoloso viaggio alla ricerca della Dama; così una mattina, di nascosto, si alzò presto, prese uno zainetto, ci mise dentro qualche provvista e partì. Per arrivare alla foresta prese una stradina che non usava mai nessuno, per non essere visto.

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Appena raggiunto il bosco, si accorse di una creatura che piangeva ai piedi di un albero: era un elfo, piccolino e magrolino, con grandi orecchie e un naso a punta. Il ragazzo si avvicinò e chiese: “Tutto bene signore? Ha bisogno di qualcosa?”. Tra un singhiozzo e l’altro la creatura rispose: “Sissignore, solo che sono tanto affamato e mi sono perso”. Marcus non esitò a tirare fuori dal suo zaino un barattolino di miele e un pezzo di pane, glieli porse e aggiunse: “Se ti va puoi venire con me, io sto andando a cercare la Dama Bianca”. L’elfo non se lo fece ripetere due volte e accettò la richiesta. “Comunque sono Fanon, signore. Non percepisco nessuna magia provenire da lei, quindi un elfo le farà comodo”. disse sorridendo. “Io mi chiamo Marcus. Tu per caso sai come possiamo trovarla?” chiese il ragazzo. Fanon ci pensò un attimo su e poi disse: “Si dice che sfide ardue attendono l’eroe che riuscirà a liberare la Dama. Chiunque ci abbia provato non ha mai fatto ritorno”.

Nonostante la scoraggiante premessa, proseguirono comunque la loro avventura. La foresta era fitta e pericolosa, era abitata da creature non tutte simpatiche e innocue. I due giovani intrepidi camminarono mezza giornata, fino a quando non si dovettero fermare a causa di un fiume lunghissimo e pericoloso che attraversava il bosco. Si guardarono intorno e videro delle assi di legno, una manciata di chiodi e un martello. Marcus prese un’asse alla volta e le fissò sui pali che attraversavano il fiume, anche Fanon collaborò. Passarono il fiume e sulla sponda apparve un messaggio: “Se la Dama Bianca volete trovare sempre dritto dovete proseguire e le sfide senza imbrogli affrontare”. Marcus e Fanon si scambiarono un’occhiata dubbiosa e poi proseguirono dritto, come diceva il messaggio. Dopo qualche ora arrivarono davanti ad un gigante che dormiva rumorosamente, i due cercarono di passarci silenziosamente accanto ma il gigante si svegliò di colpo e urlò: “Non potete passare! Prima dovete sciogliere tutti questi nodi. E niente magia!”. Vicino al masso dove stava riposando il bestione c’erano grosse corde annodate tra loro, erano molte. I ragazzi ubbidirono e si misero a sciogliere un nodo alla volta.

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Il lavoro fu molto lungo e passarono lì anche la notte. Il mattino seguente finirono di sciogliere gli ultimi nodi. Il gigante si costruì un’amaca con quelle corde e, una volta che ci si fu messo sopra, si addormentò di botto e non russò più. A quel punto un altro messaggio comparve: “Se la Dama Bianca volete trovare l’astuzia dovete usare e le sfide senza imbrogli affrontare”. Continuarono la loro camminata fino a quando sentirono un fastidiosissimo ronzio, i giovani si guardarono intorno e si accorsero di essere circondati da pixies, piccoli mostriciattoli blu alati. Ronzavano da tutte le parti, indemoniati, circondando i poveri viaggiatori. A quel punto Marcus si ricordò di avere ancora un po’ di miele nello zaino, quindi tirò fuori il barattolo, lo aprì e lo lanciò lontano. I pixies si lanciarono sul barattolo picchiandosi l’un l’altro. Marcus e Fanon si misero a correre e scamparono così dalle bestiole. Allora il messaggio successivo apparve: “Se la Dama Bianca volete trovare uniti dovete restare”.

Poco dopo sentirono un rumore strano è subito Fanon disse: “Sono i centauri cacciatori, vanno in giro a cacciare e uccidono qualsiasi essere vivente che incontrano”. In quel momento l’elfo prese per mano il ragazzo e in un secondo diventarono invisibili. Quando i centauri se ne furono andati ritornarono visibili e Marcus ringraziò l’elfo. Ad un certo punto Marcus si accorse di una forte luce in lontananza, così si misero a correre in quella direzione. Arrivarono davanti a un posto incantato: c’era una forte luce gialla, farfalle bianche che svolazzavano leggiadre e davanti a loro c’era una grande gabbia, al suo interno c’era la Dama Bianca. I due rimasero per un attimo incantati dalla sua bellezza. “Miei eroi. Siete riusciti a trovarmi superando tutte le difficoltose sfide sul vostro cammino e le avete superate con lealtà, astuzia e rimanendo uniti. Come potrò mai ricompensarvi?”. Fu a quel punto che la gabbia si aprì magicamente e la Dama si avvicinò a loro con solennità.

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“Oh, dama, l’unica cosa che io desidero è ritornare dalla mia famiglia”. disse Fanon. “Tu, nobile eroe, cosa desideri?” disse la Dama rivolgendosi al ragazzo. “Desidererei tanto, se tu potessi darmela, la magia” disse Marcus. “Ma tu possiedi già la magia ed è molto potente. Si trova qui”. La Dama si avvicinò al giovane e toccò con un dito il suo petto. Marcus percepì una forte fiamma ardente dentro di lui e sentì in quel momento di possedere la magia. Non era un mago qualunque. Aveva dentro di sé una rara magia molto potente, creduta scomparsa da secoli. Era il potere di Kularra, il dio d’argento. “Sono l’erede di Kularra?” “Esatto, ragazzo. Ora ti farò tornare a casa”. Marcus ringraziò la Dama, salutò il suo amico Fanon e in pochi secondi fu davanti alla porta di casa sua.

Quando entrò nella dimora, sua madre gli corse subito incontro preoccupata, lo abbracciò e quello fu il momento in cui Marcus disse ai suoi genitori di possedere la magia e di essere l’erede di Kularra. Da quel giorno non fu mai più preso in giro e quando crebbe divenne il mago più potente del mondo magico.