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La più grande discarica di rifiuti elettronici del mondo

Agbogbloshie, l’area che per le spaventose condizioni di vita e per la criminalità rampante è stata soprannominata “Sodoma e Gomorra”

Agbogbloshie è un quartiere alle porte di Accra, capitale e città più popolosa del Ghana (circa 2,5 milioni di abitanti). Quest’area coincide con l’estremità sud del capoluogo e con la sua zona portuale. Attraverso il porto, qui, ogni anno vengono importate 40.000 tonnellate di rifiuti elettronici provenienti dai paesi più industrializzati e sviluppati: ad esempio Australia, Canada, Stati Uniti e Europa (i materiali spesso sono importati illegalmente). Questi tipi di rifiuti sono difficili da eliminare e lo smaltimento comporta costi elevati, quindi spesso vengono trasportati qui per diminuire le spese. Nella discarica non esistono impianti di riciclaggio: per lo smaltimento viene utilizzato il metodo della combustione, quindi i rifiuti vengono bruciati per eliminare le componenti in plastica. Ne risulta un notevole inquinamento dell’ambiente dovuto ai fumi liberati dai roghi, a causa dei quali vengono rilasciate nell’aria sostanze velenose e nocive, come il piombo e il mercurio.

La situazione è resa ancora peggiore dal fatto che i terreni che circondano la discarica sono utilizzati come insediamenti abitativi e per il pascolo del bestiame da allevamento. La maggior parte dei rifiuti elettronici proviene da ospedali, da banche, da università e da centrali di polizia, quindi da istituzioni dello Stato. Il materiale accumulato è oggetto di intenso sfruttamento da parte della popolazione locale, impegnata nel riciclaggio di metalli, come il rame, che conservano un certo valore. La maggior parte dei rifiuti che si trovano in questa discarica sono elettronici, ma si possono trovare anche trattori e macchine rottamate, da cui gli abitanti del posto possono ricavare materiali come ferro e alluminio. I rifiuti di maggior valore (cellulari, pc) attirano migranti provenienti dal Nord del Ghana a dalle zone e stati confinanti. Questi finiscono per insediarsi nelle zone circostanti per poter prendere e scambiare gli oggetti più velocemente. Le migliaia di persone che lavorano nella discarica la considerano un vero e proprio posto di lavoro, anche se vengono “pagati” con solo due o tre dollari al giorno. L’inquinamento è molto diffuso e si sta estendendo fino alle falde acquifere; i veleni finiscono nel fiume e quindi anche i pesci vengono contaminati. Nel 2018 in questa discarica sono stati gettati 50 milioni di tonnellate di rifiuti (equivalenti a 5000 Tour Eiffel). Solo il 20% di questa quantità viene riciclata; i rifiuti rimanenti vengono spartiti tra la popolazione, bruciati o trasportati in altre discariche. In occasione della Conferenza di Bamako sulla microfinanza (marzo 2019) la situazione della discarica di Agbogbloshie è stata l’argomento di una protesta che mirava a far classificare i rifiuti elettronici nella categoria “e-waste”, vale a dire non trasportabili in altri stati e continenti, ma finora non è stato fatto niente per contenere l’inquinamento causato dalla discarica e per migliorare le condizioni di vita di chi vi lavora.

Ma questo non è un problema del solo continente africano, lo smaltimento differenziato dei rifiuti elettronici non è praticato nemmeno in alcune province italiane: Bologna, Milano, Roma, Venezia e Napoli. Il fenomeno ha dimensioni ancora maggiori nell’Asia orientale, dove nel 2015 la quantità di rifiuti elettronici è aumentata di 12,3 milioni di tonnellate. Questo problema è iniziato con la diffusione massiccia delle nuove tecnologie, con l’incremento della produzione e del commercio di oggetti elettronici (indicativamente 15-20 anni fa). L’enorme quantità di apparecchi prodotti, che spesso diventano obsoleti in un breve arco di tempo, ha determinato un’altrettanto consistente quantità di rifiuti, di cui spesso ci liberiamo in modo sbagliato, nel modo più veloce e apparentemente senza conseguenze.

Per porre rimedio alla situazione attuale è necessario orientarsi al riciclo, attuabile per buona parte di questi rifiuti; alcuni di essi potrebbero anche essere riutilizzati perché ancora funzionanti. Noi pensiamo che portare tutto questo materiale in Africa sia la peggior soluzione che si possa trovare: questo continente è afflitto da un annoso rallentamento nello sviluppo, quindi è il posto meno indicato per lo smaltimento dei rifiuti, in quanto mancano le strutture e le tecnologie idonee.

Il primo passo per limitare l’inquinamento causato dalla discarica di Agbogbloshie sarebbe costruire più centri di riciclo: in questo modo si aumenterebbe la percentuale di materiale riciclato, che attualmente è soltanto il 20% dei rifiuti totali. Per quanto riguarda la situazione sociale si dovrebbero costruire delle piccole case o appartamenti dove i lavoratori potrebbero vivere con le proprie famiglie; queste abitazioni dovrebbero inizialmente essere finanziate dallo stato. Oltre a ciò bisognerebbe a dare ai lavoratori una paga più dignitosa e condizioni di lavoro normali.

Sarebbe utile per i paesi africani sottoscrivere dei trattati con i paesi degli altri continenti, per cercare di contenere la quantità di rifiuti importati. Bisognerebbe inoltre cercare di fermare le organizzazioni criminali che agiscono nei porti, con provvedimenti ad hoc quali maggiori limitazioni e intensi controlli delle forze dell’ordine, per contrastare così il flusso illegale di rifiuti. Il Ghana potrebbe inoltre varare un programma di bonifiche per ripulire la zona dai rifiuti e dalle radiazioni, rendendola sicura per gli abitanti e per gli animali.

Nel 2019 è stato organizzato il convegno “RAEE, sei nazioni a confronto” (RAEE sta per Recupero di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche). Vi hanno partecipato i rappresentanti dei sei più grandi consorzi RAEE di Francia, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Olanda e Italia. Durante il convegno sono stati confrontati i risultati ottenuti direttamente dai produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE). Al termine della conferenza sono stati individuati quattro punti che sono stati inseriti nei nuovi sistemi RAEE di ogni paese per migliorare lo smaltimento dei rifiuti:

  • Clearing House, l’organismo di coordinamento, che in Italia è rappresentato dal Centro di Coordinamento RAEE;
  • Un forte sistema di controllo dei soggetti a cui i RAEE possono essere destinati;
  • L’introduzione di standard di qualità resi obbligatori per legge, come accade già in Francia e in Olanda;
  • Il divieto di pagare in contanti le transazioni relative ai rottami e ai rifiuti in generale.

Molta gente non è consapevole di questa situazione: essere informati e conoscere è il primo passo per migliorare e quindi risolvere il problema. Noi pensiamo che la gente non ne sia a conoscenza. Il consumismo ormai è lo stile di vita di molti; in primis dovremmo cambiare il nostro modo di vedere le cose che ci circondano e dovremmo riflettere sul problema dei rifiuti, elettronici e non. Quasi tutti gli oggetti possono avere una seconda vita e noi tutti dovremmo sfruttarli al massimo per evitare gli accumuli di rifiuti. Riflettendo, sicuramente avere una discarica di rifiuti elettronici nel nostro capoluogo influenzerebbe la nostra vita in modo negativo: a causa dell’inquinamento conseguente probabilmente Trento non sarebbe più la stessa. Ci siamo informati sullo smaltimento dei rifiuti elettronici qui in Trentino e abbiamo trovato degli spunti interessanti. Per lo smaltimento domestico si può ricorrere alla normativa attuale che ci fornisce strumenti e mezzi semplici ed efficaci: ci si può recare presso un Centro di Raccolta comunale (o isola ecologica) e consegnare il proprio AEE al personale specializzato, oppure si può approfittare del servizio “Uno contro uno”, in base al quale, al momento dell’acquisto di un nuovo prodotto elettrico o elettronico, si ha per legge diritto al ritiro del vecchio prodotto da parte del rivenditore, il quale si occuperà del suo smaltimento senza applicare nessun costo aggiuntivo (il cliente avrà solo l’obbligo di rilasciare i propri dati anagrafici). Infine, grazie al servizio “Uno contro zero”, tutti i cittadini possono consegnare i propri rifiuti AEE (anche di piccole dimensioni) ai centri di raccolta presso i negozi di elettronica, che li ritirano gratuitamente e senza obbligare il cliente ad acquistare un nuovo prodotto.

Enrico Berlanda, Antonio Todeschi, Cecilia Benatti e Aurora Canargiu