dal mondo

Legge, verità, autorità

Spostandoci nel mondo del Cristianesimo, ecco che ci troviamo di fronte ad un famosissimo passo del Vangelo: “date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”. Questo è l’esempio perfetto per capire il concetto di legge, l’importanza della verità e il limite dell’autorità. Il messaggio è il seguente: Cesare ha il compito di fare le leggi e di farle rispettare ai suoi cittadini, ma costui non sarà mai in grado di fare tutte le leggi perché ci sono cose che sono superiori a lui, all’uomo e quindi lui stesso non ne ha la competenza.  Egli ha, quindi, un limite. Di conseguenza, nessun sovrano avrà mai il potere assoluto! Se pensiamo a nostro padre come a “Cesare”, ed egli ci insegnasse o addirittura ci obbligasse a commettere un reato, per esempio uccidere, egli andrebbe contro UNA VERITÀ/UNA LEGGE che è SUPERIORE A LUI, al suo legittimo potere.  Proprio per questo motivo, l’autorità va limitata: il potere deve essere sì rispettato, ma anche e limitato, anche quello del padre… Ecco perché non bisogna confondere l’autorità arbitraria con l’autorevolezza di cui tanto abbiamo bisogno noi giovani per formarci, per crescere con serenità, senso civico, sicurezza, libertà, rispetto….Serve la verità e l’equità della legge, della regola, e quindi bisogna riconoscere il limite dell’autorità di chi la esercita, sia esso Stato, genitore, insegnante…

L’uomo ha il diritto sacrosanto, umano di ribellarsi al sopruso, alla prepotenza, alla dittatura, a chi non riconosce il valore della vita al di là delle colpe.

Veritas non auctoritas facit legem”, è un detto che significa, infatti, che la Verità fa la legge e non l’autorità che ha invece il dovere di diffonderla, di garantirla nel rispetto dei diritti umani; è sbagliato andare oltre il legittimo potere, poiché si viola la legge divina, i diritti umani appunto. E comunque la ragione umana, quando non è corrotta o posseduta dai vizi, dalla sete di potere, da interessi personali ma è pura, allora può riconoscere questa legge naturale, ciò che è umanamente giusto per l’uomo… Quindi la legge, per i filosofi della politica antichi e medievali, non deve essere inventata, deve nascere dalla verità, dall’osservazione della vita, degli uomini e dei loro bisogni… È un valore vero non astratto, un valore che possiamo e dobbiamo sperimentare. E se non c’è alcuna verità (alla quale si arriva con la riflessione e il buon senso), allora c’è solo il potere degli uomini sugli altri, solo scontri di forze, chi domina e chi è sottomesso, perché solo dove la verità è la legge, tutti i cittadini sono uguali e liberi.

Con il Rinascimento e dunque con l’avvento dello stato moderno, cambia di nuovo l’approccio al significato di legge. Martin Lutero (1517) e Nicolo Machiavelli (1513) concordano sulla seguente affermazione: “gli uomini sono naturalmente cattivi”, sottolineando che la specie umana è egoista e crudele. Qui entra in gioco un potere, una forza che deve “calmare le acque”, “l’uomo contro l’uomo”: allo Stato, che è forte, assoluto, viene riconosciuto il compito di governare e stabilire un ordine in questo “inferno” a prescindere …. Infatti, secondo Machiavelli il sovrano dovrebbe essere furbo, forte e se occorre anche violento. In alcune occasione, se necessario, è pure legittimato a mentire al popolo o addirittura può arrivare ad uccidere per ristabilire l’ordine e potenziare il potere dello stato, perché “il fine giustifica i mezzi”, proprio come diceva Machiavelli. Con questa atroce affermazione qualsiasi azione e decisione del sovrano viene giustificata, legittimata, anche contro le leggi morali, in faccia alla legge del diritto alla vita.

Siamo di nuovo di fronte a un’affermazione inaccettabile: “Auctoritas non veritas facit legem”, che appunto annuncia che l’autorità, non la verità determina la legge, e quindi si sta soltanto proclamando la legittimazione del potere assoluto, dell’uomo che schiaccia gli uomini…. È il potere illegittimo, immorale, disumano! Nel corso degli anni ci saranno molte figure come Robespierre e Napoleone fino ad arrivare ai dittatori del secolo scorso come Hitler, che sposarono questo pensiero e si impossesseranno del potere in modo assoluto: una vera e propria autorità arbitraria all’ennesima potenza. E’ il potere che deriva appunto dall’autorità, dall’assolutismo; qui non c’è verità né ragione ma il potere, l’abuso di potere di alcuni uomini sugli altri! 

Nella storia incontreremo anche illustri filosofi e pensatori che purtroppo appoggiarono l’autoritarismo di questi dittatori assetati soltanto di potere….

Ma nel ‘900 succede anche che, miracolosamente, riaffiora il vecchio pensiero del mondo Antico, ovvero quello della “verità che determina le leggi”; quel pensiero più giusto, più onesto. Nel 1944 infatti, un gruppo di ufficiali tedeschi decidono di uccidere Hitler, artefice di uno sterminio umano senza precedenti. Si crea un grande dibattito, perché se da una parte i protestanti sostenevano l’idea che il potere è sempre volontà divina, dall’altra i cattolici erano legati al principio della verità che sta sempre sopra l’autorità, rivendicando così il famoso giudizio divino sull’uomo… Alla fine arrivarono ad un compromesso decidendo di uccidere il” Führer”, perché l’obiettivo comune era fermare la guerra e risparmiare vite umane: una verità troppo necessaria e umanamente irrinunciabile! 

Devo dire che le parole legge, verità e autorità mi portano dritta col pensiero ad un’altra parola: libertà, la mia libertà che rispetta la tua e che è garantita dalla legge, dalla verità.

La mia libertà inizia infatti dove e quando lo stato è in grado di proteggermi, mi garantisce questa libertà: di parola, di crescita, di pari opportunità; garantisce a tutti noi  uguali opportunità economiche, sociali, intellettuali, perché in uno STATO LIBERO non ci sono cittadini di serie A e di serie B, ma ci sono cittadini che scelgono, cittadini che possono non riconoscere il potere esercitato arbitrariamente dai governanti nel momento in cui lo stato non sta governando con verità nell’interesse di tutti. Se sono libero e protetto dalla verità, allora possono reagire quando lo stato sta approfittando dei suoi poteri, quando non sta proteggendo il suo popolo, quando non lo accudisce ma lo domina: ho il dovere di farlo, ho il dovere di oppormi per ristabilire il valore della legge, della verità, per garantirmi la libertà e il diritto alla Vita! Tutti noi ce l’abbiamo ma se mi guardo in giro, vedo intorno a me tanti giovani anestetizzati… 

E se la parola governare vuol dire “condurre, tra gli scogli e le secche, fra le tempeste ed i venti contrari, salva in un porto sicuro la nave e i suoi marinai”, sinceramente non mi sembra di riconoscere nessun bravo capitano e nemmeno il porto mi dà fiducia. 

Credo però che anche i marinai abbiano una responsabilità se la direzione della nave non è quella giusta, perché lo stato siamo anche noi cittadini che abbiamo sì il diritto ma soprattutto il dovere di partecipare con grande responsabilità alle scelte della politica, di chi ci guida: attivamente e criticamente dovremmo occuparci anziché soltanto preoccuparci e lamentarci del nostro stato in parte buono, in parte corrotto… 

Lo stato che crede di poter ignorare la verità, che si fa le leggi ad personam, non è uno stato equo, giusto, perché non esiste una buona politica senza verità, non c’è una società democratica senza verità, bensì ci troveremo di fronte ad un stato autoritario, con lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e gravi differenze sociali ed economiche.