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La strage di bambine in Asia


India del Nord e Cina, tra le nazioni più popolose al mondo, si ritrovano oggi con una maggioranza di persone di sesso maschile a causa della grave piaga dell’aborto selettivo.

Ciò che accade è molto preoccupante, in quanto l’aborto selettivo consiste nell’abortire o nell’uccidere bambine appena nate, solo per il loro genere, definito “sbagliato”.

Le statistiche parlano chiaro, in India e Cina ci sono 130 maschi ogni 100 femmine. Questi dati sono stati calcolati e raccolti dal giornale Economist, in risposta alla domanda “Dove sono finite tutte le bambine?” del Financial Times.

L’Economist ha denominato il fenomeno “Missing Girls”, ragazze mancanti, in riferimento alle cento milioni di bambine scomparse in Asia, ma negli anni questa pratica è stata anche definita “genocidio di genere” o “feticidio”. (L’immagine delle scarpette rosa è diventata simbolo di questa problematica).

Si tratta di una guerra contro le bambine, visto che anche nel resto del mondo la maggioranza della popolazione, sebbene meno nettamente, è di sesso maschile, parliamo di 103-106 maschi ogni 100 femmine.

L’Economist la definisce una catastrofe senza precedenti: si sta riscrivendo la saga dell’evoluzione per mezzo dell’aborto, facendo venire meno una delle grandi costanti biologiche della specie umana, ovvero la leggera superiorità numerica delle femmine sui maschi.

Tutto ciò è provocato dalla visione distorta che si ha delle donne, le si vede come qualcosa di inferiore e sbagliato, ma soprattutto si preferisce avere figli maschi perchè, ad esempio, possono lavorare meglio grazie alla loro forza fisica e la “soluzione” è l’aborto.

Il fenomeno del genocidio di genere (gendercide) provoca problemi demografici molto grandi: molti Paesi sono fuori controllo perchè la popolazione non è omogenea e andando avanti così per molti decenni, potrebbe esserci un sovraffollamento sempre più evidente di uomini maschi.

L’India è la nazione con la percentuale più bassa di donne. È stato girato anche un film a questo proposito: “Una nazione senza donne”.

Inoltre, in Asia, una bambina ha il 50% di possibilità di sopravvivere ad un’ecografia.

L’India ha scelto di combattere il problema nella data che ricorda il 9 agosto 1942, il giorno in cui il Mahatma Gandhi ha approvato la risoluzione “Quit India” e l’indipendenza dall’Impero britannico. Per volontà di un ministro per l’Infanzia coraggiosa, Prem Narain, quest’anno il Quit Day è stato dedicato alle bambine a cui viene impedito di nascere, quando l’ecografia rivela che sono del sesso “sbagliato”.

Tutti i funzionari, dai membri del governo centrale agli amministratori locali degli Stati e dei territori dell’Unione, sono stati chiamati a scandire questo giuramento:

«Noi impiegati della pubblica amministrazione dell’India ci impegniamo solennemente a fare tutto il possibile, individualmente e collettivamente, per eliminare la selezione del sesso basata sul genere che minaccia la nascita e la sopravvivenza delle bambine; e per assicurare che le bambine nascano, siano amate e accudite e crescano diventando cittadine con pieni diritti di questo Paese».

Per il subcontinente si tratta di una svolta simbolica epocale.

Infatti sono le élite che per prime hanno praticato la selezione del sesso dei figli, dando l’esempio al resto della popolazione, mentre molti funzionari hanno continuato a chiudere un occhio sull’applicazione della legge che dal 1994 vieterebbe gli aborti sesso-specifici. L’India non è un posto per donne? La Costituzione garantisce pari diritti ai due sessi, il Paese può vantare tra i suoi figli più illustri il Nobel della giustizia sociale Amartya Sen, diversamente da noi hanno già avuto una donna come primo ministro e come presidente. Eppure il censimento del 2011 ha confermato che il ricorso alle ecografie per conoscere il sesso fetale, seguito dall’aborto dei feti di sesso femminile, resta una piaga diffusa.

Anche in Cina il fenomeno è inarrestabile. Le famiglie, obbligate ad avere un solo bambino, sono alla disperata ricerca dell’erede maschio e fanno ricorso all’aborto sistematico delle donne. Non è esagerato chiamarlo genocidio di genere. Tra qualche decennio, entro il 2050, la Cina sarà un paese per uomini vecchi. Un punto interrogativo gigantesco per la definizione degli equilibri globali. Mao diceva che le donne sono la metà del cielo. Il mondo dovrebbe fare qualcosa di più – afferma l’Economist – per evitare che questo genocidio femminile faccia precipitare il mondo intero.

di Federica Acri, 4E