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Giornalisti e filosofi

Anche tra i filosofi ci sono dei giornalisti. Georg Wilhelm Friedrich Hegel per due anni lavorò come caporedattore in un quotidiano. Celebre la sua idea che la lettura del quotidiano sia “la preghiera del mattino dell’uomo moderno“, perchè “ci permette di situarci quotidianamente nel nostro mondo storico“. Anche Karl Marx scrisse moltissimo per i giornali, lavorando ad esempio nella redazione della New York Daily Tribune di Londra, con articoli di opinione e inchieste sul mondo del lavoro. Il danese Søren Kierkegaard ebbe con i giornali un rapporto difficile: a lungo inviò i suoi articoli alla stampa, ma nel complesso sposò l’idea di Arthur Schopenhauer, molto critico verso i giornalisti, definiti con un certo disprezzo “noleggiatori di opinioni“. Per Kierkegaard i giornali sono e saranno il principio del male nel mondo moderno: nella loro sofistica essi non conoscono limiti, perché possono scendere sempre più in basso nella scelta dei lettori. Con questo essi dragano la fanghiglia degli uomini che nessun governo potrà più dominare. Saranno sempre in pochi quelli che in verità vedono la falsità che c’è nell’esistenza dei giornali, e di questi pochi solo pochissimi avranno il coraggio di esprimerlo: perché per un uomo è addirittura un martirio il rompere con la maggioranza e la diffusione, che poi lo perseguiterà e lo maltratterà senza posa” (S. Kierkegaard, Diario 1847-1848, 4, Morcelliana, Brescia).