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La musica da un punto di vista “giovane”

La musica è un’arte, un qualcosa con un’incommensurabile meticolosità ed eleganza. Essa possiede molteplici prerogative ed altrettanti scopi, utilizzi.

In antichità questa espressione era una comune caratteristica delle Muse, divinità della religione greca, e stava ad indicare per l’appunto la compiutezza, la perfezione.

Nei secoli la musica è stata declinata in base al gusto, alle culture e alle correnti artistiche-letterarie del periodo fino ad arrivare ai nostri giorni. Ma che cosa ne pensano i giovani fruitori della nuovissima generazione?

Ho fatto un’inchiesta in due quinte di una scuola primaria e ciascuna di queste ha dato punti di vista diversi; ho posto quattro semplici domande:

  • Che cos’è la musica per voi?
  • Che cosa ne pensate dei cantanti famosi?
  • Che cosa vi suscita?
  • Come sarebbe un mondo senza musica?

V B, scuola primaria di Terlago

Alla prima domanda in molti mi hanno risposto “che è un suono continuo rilassante”, “un’insieme di note”, “che è assordante”, “che è una canzone che va a ritmo”, “un insieme di strumenti”, “che è cambiata rispetto a quando eravamo è piccoli, perché era più infantile e conoscevamo musiche diverse”

Al secondo quesito mi hanno riferito “che in genere i cantanti famosi sono noiosi, alcuni si vantano e alcuni no”, “che fanno della musica diversa” e “che alcune delle loro canzoni fanno ridere”. Alcuni hanno anche sostenuto: “alcuni sono vecchi e cantano meglio dei giovani”. Di conseguenza hanno spiegato che “i cantanti meno famosi possono essere talentati ed un giorno potranno avere fama”.

Alla terza domanda hanno elencato diverse emozioni e sentimenti quali: dolore, allegria, felicità, noia, tristezza, “mix di emozioni”, adrenalina, carica, coraggio, gelosia, rabbia..

Infine, all’ultima domanda, hanno dato opinioni incentrate sulla solitudine e tristezza: ”grande buco nero”, “persone zitte”, “persone spente”, “buio”, “nessun relax, nessun divertimento”, per poi andando a drammatizzare sostenendo che “le persone non parlerebbero”.

V^A, scuola primaria di Terlago

Come prima risposta in molti hanno dato un giudizio curioso, come “strumento per imparare nuove parole”, “armonia che ti trasporta lontano anche se non ne sai il testo”, “melodia che fa commuovere e che ti fa volare in mezzo alle note”, “un qualcosa che se suoni uno strumento ti fa ricordare gli eventi della vita”.

Alla seconda questione mi hanno riferito che “molti cantanti famosi sono ricconi sfondati, guadagnano e non fanno niente”, “alcuni come Justin Bieber hanno fatto carriera da piccoli e poi da grandi hanno speso i soldi inutilmente”, “hanno talento”, “solo uno su un miliardo mette quello che prova in una canzone”, e addirittura “molti cantanti mettono parole in inglese per dare ritmo alla canzone”, “alcuni si drogano e non hanno una bella vita”.

Come emozioni provano di solito: tranquillità, vecchiaia, tristezza, carica, potenza, voglia di suonare e ballare, rabbia.

E per l’ultima proposta, in più, hanno ammonito che “il mondo senza musica sarebbe come un mondo senza emozioni”, “un disastro”, “saremmo tutti uguali”, “non ci sarebbe uno scambio di cultura”, “non ci sarebbero le discoteche e quindi la vita non avrebbe un senso”.

Giunti a queste conclusioni, si può dire che musica è un parere puramente soggettivo ma pur sempre limitato: i bambini, possiedono una visone connotativa in questa materia, soprattutto perché non riescono a dare una risposta del tutto razionale e quindi si basano su quello che sentono e vedono, non ancora riflettendo pienamente. La musica è anche un modo di crescere, soprattutto in determinate culture e religioni. Essa determina molti fatti (come per esempio il modo di pensare). Oggigiorno molti gusti musicali sono omologati dalla massa, sono influenzati da quelle che sono le canzoni famose, dal genere che ascoltano gli amici e così via, ma d’altronde ognuno è libero di ascoltare e manifestarsi come più preferisce.
Oltre ad ascoltarle, a molta gente piace anche creare armonie e suoni (anche con strumenti musicali), non solo per diletto, ma bensì anche come vero e proprio lavoro, concretizzando leggermente questo concetto.
Suppongo che quest’arte sia tutt’ora una di quelle che sì ha subito molteplici trasformazioni, ma che nel contempo si è preservata e mantenuta a lungo andare, nello scorrere dei millenni e che è ancora capace di portare l’anima degli uomini chissà dove.